La futurologia è tra le scienze ultime nate. Eppure ha già subito un radicale cambiamento di rotta. Rivolta in partenza alla previsione del futuro – in seguito al fallimento del primo decennio di sviluppo; all’acuirsi della questione demografica e di quella, connessa, dei limiti delle risorse energetiche e delle materie prime; alla presa di coscienza dell’incombente dissesto ecologico e del carattere repressivo e frustrante della civiltà industriale – la futurologia dovette correggere il tiro: non soltanto prevedere il possibile e il probabile, ma regolare la marcia verso il futuro, in modo che soltanto ciò che è umanamente desiderabile venga realizzato. Questa è l’ottica sottesa a tutti gli studi qui raccolti, i quali possono chiamarsi con ragione «saggi di futurologia umana e cristiana». Infatti la dove si parla – come nei saggi della prima parte – dello sviluppo e dei suoi limiti, della manipolazione biologica, dell’esplosione demografica, della «nuova città», del comunismo degli anni ottanta, della nuova società dopo il socialismo, ecc., l’intento non è mai soltanto prognostico-descrittivo ma sempre anche terapeutico-regolatore. E là dove lo sguardo si spinge oltre il futuro terrestre per interrogare la parola di Dio sul «mondo che verrà» – come nella seconda parte – l’intento è ancora quello di progettare, nell’attesa, l’azione dei cristiani nel mondo, la morale di domani, il futuro della chiesa. Gli uomini del nostro tempo, che vogliono scrutare i segni del futuro non per curiosità, non con un’angoscia paralizzante, ma decisi a “prenderlo in mano”, troveranno in questi saggi delle piste sicure e stimolanti per una sintesi critica, in vista di una responsabilizzazione personale e di una compartecipazione attiva.