Se c’è un po’ di fantascienza nelle previsioni di Pesavento su quello che saranno fra alcuni decenni gli sviluppi della vita dell’uomo nel mondo conosciuti, un po’ di Jules Verne con un tocco di Robida, per quanto riguarda i problemi e l’evoluzione della pubblicità, l’autore mostra di non staccarsi da quel realismo che lo ha sempre guidato nello svolgere le sue attività di esperto e che gli ha consentito di firmare alcuni dei più concreti successi della pubblicità e della vendita degli ultimi quarant’anni di attività del settore.
Difficilmente altri, senza la competenza e l’esperienza di Pesavento, avrebbe potuto mostrare in modo chiaro e persuasivo quella che è stata nel tempo l’applicazione, con vari e difformi risultata, delle tecniche e dei concetti usati finora, i quali hanno visto di fronte i protagonisti di due delle meglio definite e definibili tendenze: quelle dell’Hopkins e di Martineau, arrivando a provare che resta ancora insoluto il problema di chi abbia avuto o possa vantar di aver ragione nel mantenersi fedele ad un metodo od all’altro.
Nel confronto e nello scontro di principi, quasi sempre la realtà dimostra che il vero sta nel mezzo, ma in pubblicità è ancor più difficile trovare la via giusta da seguire, sia per la varietà e l’instabilità del pubblico al quale si rivolge, sia per le diverse situazioni oggettive che si debbano affrontare, ma particolarmente perché l’evoluzione del mercato e del genere di vita costringono a cercar di adattare gli strumenti e la impostazione dei messaggi a seconda dei mutamenti di gusto e di mentalità che si determinano nel consumatore.
Tutto questo, da un punto di vista generale, è aggravato nel nostro paese da una mentalità profondamente diversa da regione a regione. C’è più differenza di gusto e di costume fra un lombardo ed un calabrese, che tra un piemontese ed uno svedese.
Dino Villani