«L’ecologia della mente» scrive Bateson in apertura di questo volume, che contiene i suoi più importanti scritti teorici, «è una scienza che ancora non esiste come corpus organico di teoria o conoscenza». Ma questa scienza in formazione è nondimeno essenziale. Essa sola permette di capire, ricorrendo alle stesse categorie, questioni come «la simmetria bilaterale di un animale, la disposizione strutturata delle foglie in una pianta, l’amplificazione successiva della corsa agli armamenti, le pratiche del corteggiamento, la natura del gioco, la grammatica di una frase, il mistero dell’evoluzione biologica, e la crisi in cui oggi si trovano i rapporti tra l’uomo e l’ambiente». Non ci si lasci sviare dalla voluta paradossalità della formulazione: Bateson non è soltanto uno straordinario suscitatore di idee, ma l’autore di alcune capitali scoperte concrete. Basti pensare a quella del «doppio vincolo», che ha permesso di impostare in termini del tutto nuovi la questione della schizofrenia (influenzando in modo decisivo tutto il movimento antipsichiatrico) ed è diventata un punto di riferimento prezioso anche per gli epistemologi e i teorici della comunicazione. Ma questa pluralità dei livelli di applicazione vale in genere per le scoperte di Bateson, la cui prima caratteristica è di essere «spostabili» entro àmbiti molto distanti, accostando perciò realtà apparentemente irrelate, come varianti e manifestazioni locali di uno stesso ecosistema di idee. È uno dei presupposti di Bateson, infatti, che le idee siano in certo modo esseri viventi, soggette a una peculiare selezione naturale e a leggi economiche che regolano e limitano il loro moltiplicarsi entro certe regioni della mente. Un tale approccio sembra richiedere le qualità di uno scienziato rigoroso, che sia familiare con molte discipline, e quelle di una sorta di maestro Zen. Bateson, curiosamente, risponde appunto a questa descrizione. Antropologo di formazione, e autore di un libro classico, Naven, sugli Iatmul della Nuova Guinea, coinvolto fin dal 1942 nei primissimi sviluppi della cibernetica, psichiatra, e come tale ispiratore di una delle più vive scuole psichiatriche di oggi, la «scuola di Palo Alto», autore di ricerche sperimentali sulla comunicazione animale, epistemologo, studioso dei processi di evoluzione delle culture, Bateson ha in realtà perseguito durante tutta la sua vita una «scienza della mente e dell’ordine» verso cui il presente volume apre la via. Quanto alle sue qualità da maestro Zen, basterà leggere gli affascinanti «metaloghi» (origine dei Nodi di Laing) all’inizio di questo libro e seguirlo mentre ci mostra «perché le cose finiscono in disordine», per vedere come, con i più sottili e sofisticati strumenti della logica e dell’argomentazione, si possa arrivare a quella «domanda dietro le domande» cui accenna lo Zen.
Che cos’è un «gioco»? Che cos’è l’ «entropia»? Che cos’è un «sacramento»? Queste domande venivano poste da Bateson ai partecipanti a un corso estemporaneo tenuto all’interno di un ospedale psichiatrico, a Palo Alto. In questo libro egli le pone, insieme con innumerevoli altre, a se stesso e ai suoi lettori e, passo per passo, guida alle risposte, che sono poi la base di altre domande. Così arriveremo, a volte, ad alcuni risultati che sono acquisiti e capitali, altre volte a ipotesi audaci in attesa di conferma. In ogni caso, però, avremo imparato un nuovo modo di pensare e di trattare le idee.